Autore: Raymond Carver

Editore: Einaudi

Traduzione: Riccardo Duranti

Pubblicazione: 24 aprile 2017

Prima pubblicazione: 1983

ISBN: 9788858425459, 8858425456

Formato: E-Book

Pagine: 248

La trascurabilità di un seme nascosto sotto terra.

In questa società abituata alla narrativa d’azione, dove succede sempre qualcosa, dove tutto è una catena di causa ed effetto, leggere i racconti di Raymond Carver è come rinfrescarsi ad un ruscello di montagna.

Immaginate di vivere in una città abbastanza grande e fare il pendolare prendendo i mezzi pubblici o l’auto. Immaginate di svegliarvi la mattina e dover fare quello che fate tutti i giorni freneticamente. Ora immaginate di fermarvi un attimo e notare una coccinella su un filo d’erba che cresce indisturbato in un’aiuola vicino la fermata dell’autobus. Ecco la sensazione che avrete leggendo “Cattedrale” di Raymond Carver.

Quelli di Carver sono dei racconti senza né capo né coda. Ma chi l’ha detto che un racconto che non ha un inizio o una fine sia un racconto inconcludente? Carver non inizia mai con un incipit che proietta il lettore dentro un azione. Spesso ci si ritrova nel mezzo di un dialogo fra due personaggi e devi fare lo sforzo di recuperare il contesto della discussione. Non c’è un avvenimento ben delineato a cui la nostra mente si possa appigliare per avere una visione d’insieme. Questo va contro tutte le regole di quello che, secondo l’editoria attuale, dovrebbe essere un buon incipit. Rompe così tanto le regole da risultare ancora più incisivo, trasportando il lettore immediatamente al centro del racconto, senza preamboli. Se poi cercate un finale d’effetto per capire come finiscono le situazioni narrate da Carver, Scordatevelo. 

I racconti in questa raccolta sono dei quadri senza cornice, anzi, senza bordi. Leggerli vuol dire entrare dentro ciò che viene narrato. 

Immaginate di guardare una foto fatta di sfuggita, come le vecchie foto istantanee che uscivano dalla macchina fotografica e che apparivano piano piano sulla superficie della carta fotografica. Leggere uno dei racconti di questo autore da proprio quel senso di attesa, e i limiti di ciò che si narra sono come le persone nella foto tagliate a metà dall’inquadratura, o elementi che non entrano completamente nella foto. Non vi verrebbe voglia di vedere quello che c’è oltre i contorni di quelle foto? Purtroppo, dopo il momento dello scatto tutto va ricostruito con la memoria o con la fantasia. I racconti sono ben dettagliati ed i dialoghi sono addirittura esagerati nelle attribuzioni delle frasi ai vari personaggi. Quello che colpisce è che vengono narrati fatti non essenziali, è come ricostruire delle situazioni guardandole da lontano. Mi viene in mente “La finestra sul cortile” di Hitchcock.

Carver ci proietta in una visione poetica del mondo. Non è un caso che Raymond Carver si sia dedicato anche alla scrittura della poesia. I momenti che racconta e soprattutto la maniera in cui lo fa, ti spingono a ricercare un significato, un qualcosa che va oltre quello che si legge. Proprio lo stesso effetto che fa’ leggere un componimento poetico.

Perché leggerlo: perché la poesia di un momento insegna a fare i conti con una realtà da una prospettiva diversa a cui ci si appassiona, senza quasi accorgersene. 

Perché non leggerlo: Se fanno al caso vostro degli autori che vi dicano immediatamente cosa succede e non vi piace esplorare quello che c’è dietro alle parole, alle situazioni, ai particolari, allora lasciate stare.