Carla si alza dal letto con difficoltà. I medici che la seguono per via del suo sonno atavico la ritengono un mistero bizzarro. Alla fine sembra una stanchezza psicosomatica. Non esistono farmaci o abitudini che le diano sollievo. Rimane seduta sul letto mentre guarda le notifiche dello smartphone. Giulia non ha ancora visualizzato il messaggio di whatsapp in cui le racconta del ragazzo conosciuto in discoteca. Non ci voleva neanche andare in discoteca, sapeva come sarebbe finita il giorno dopo. Ricordate il problema con il sonno? Ovviamente fece tardi al lavoro perché dormì 12 ore di seguito ma ne valse la pena.

 Desiderosa di raccontare i particolari chiama la sua amica.

Questa è la segreteria telefonica di Giulia Severino, al momento non posso rispondervi, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. 

BEEEEP! 

«Ciao Giulia, sono Carla. È tutto ok? Oggi solita giornata ma voglio fare shopping dopo il lavoro. Ieri sera sono uscita con Marco, quello conosciuto al Parcival. È stato fantastico, mi ha pure accompagnato a casa. Mi sa che stavolta ci siamo. Fatti sentire.»

Dopo la colazione latte e cornflakes, una doccia, trucco, parrucco e poi esce di corsa. Non può fare tardi al lavoro, le minacce di licenziamento sono già arrivate, scritte nero su bianco e carta intestata del sexyshop per cui lavora.

Giusto per fugare ogni dubbio vi dico che non è per la vita sessuale sregolata che perde il sonno. Per Carla un lavoro vale l’altro, il posto vanta anche una certa raffinatezza e un target prevalentemente femminile. Emancipazione. 

Questa è la segreteria telefonica di Giulia Severino, al momento non posso rispondervi, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. 

BEEEEP! 

«Giulia, che fine hai fatto? Ti ho chiamato quindici volte! Richiama. Comunque ho deciso di comprare quelle scarpe tacco 12 che ci piacevano tanto.»

Dopo il lavoro, Carla va a fare shopping in quel negozio di via Condotti. Quel paio di décolleté neri starebbe così bene con la gonna di pelle. Il rischio di non trovarlo più per il periodo dei saldi e l’accredito dello stipendio, la convincono. Non ha più scuse, lo deve comprare. Si mette in fila, i clienti entrano due alla volta per un vezzo del negozio. L’attesa fa parte dell’esperienza dell’acquisto. L’attesa rende preziose le cose belle. L’attesa infastidisce Carla che se ne sarebbe già andata se non fosse per quelle tanto amate tacco 12. Spera che nessuno le compri prima di lei. Ha tempo di sentire Giulia. 

Questa è la segreteria telefonica di Giulia Severino, al momento non posso rispondervi, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. 

BEEEEP! 

“Ciao Giulia. Io sono al negozio di calzature dove lavora il tuo amico, quello alto e roscio di cui non ricordo il nome. Mi compro le scarpe. Se ne hanno due paia te ne prendo uno anche a te? Rispondimi o le prendo comunque alla faccia tua.» 

Entra dopo un quarto d’ora di fila e una commessa la raggiunge salutandola con un sorriso da pubblicità e di sbiancamento dei denti pagato un occhio della testa. Saluto e sorriso, la prima arma di fidelizzazione del cliente. Il tempo di interagire con la ragazza e Carla si ritrova ad attendere sulle poltroncine del negozio. Quando la commessa esce dal magazzino, è accompagnata dall’amico di Giulia che porta con sé quattro scatole di scarpe.

«Buongiorno. Io sono Paco.»

«Ciao Paco, finalmente ci conosciamo. Sono Carla, l’amica di Giulia.» Carla si alza e stringe la mano del ragazzo, poi va dritta al punto «Il mio intuito mi dice che tutte quelle scatole di scarpe sono un’alternativa perché non c’è il 37 di quel modello che ho chiesto.»

«Purtroppo hai ragione, pensa, l’ultimo 37 l’ha preso proprio Giulia, ma…»

«Ero qui per quelle scarpe e basta.» lo interrompe bruscamente. «Sono felice per Giulia, dovevo svegliarmi prima. Ci si vede.» 

Questa è la segreteria telefonica di Giulia Severino, al momento non posso rispondervi, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. 

BEEEEP! 

«Giulia, so che l’ultimo 37 di quelle scarpe perfette lo hai comprato tu. Non mi hai detto di averle comprate e questo mi fa arrabbiare ancora di più.»

Carla piange, la gente si gira e la guarda come se fosse l’unica persona strana sulla faccia della terra. 

«Che avete da guardare? Neanche voi siete perfetti. Solo quelle scarpe lo erano, specialmente sotto la mia gonna di pelle nera, oppure sotto i jeans attillati.» 

Prende per la cravatta un damerino con la ventiquattrore: «Si, fanno molto anni ‘80,» grida.

«Lasciami schizzata del cazzo!»

Carla ora si sente a disagio, tutti la guardano e la rabbia monta dentro di lei. Corre via, corre fra i vicoli della città e dopo aver camminato per chilometri finalmente arriva a casa. Fruga nella borsetta alla ricerca delle chiavi che non trova. Dovrebbe fare la strada a ritroso per cercarle ma è quasi sicura che le siano cadute nel negozio.

«Maledette scarpe.»

 Scoppia a piangere e sente la rabbia affiorare di nuovo in superficie. Prende il telefono dalla borsa.

Questa è la segreteria telefonica di Giulia Severino, al momento non posso rispondervi, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. 

BEEEEP! 

«Sei una stronza! Quelle scarpe avrebbero reso perfetta la mia serata con Marco. Ti odio!»

Furiosa, prende a pugni il portone di casa finchè il portiere apre.

«Signorina Carla, che j’è successo? Se sente male?»

«Ho perso le chiavi di casa.»

«Nun c’è bisogno de piange, venga che l’aiuto io, ce dovrei avé da qualche parte delle doppie chiavi d’emergenza che m’ha dato er padrone de casa.»

«Grazie Renato, lei sì che è un gentiluomo.»

«Lo dica a mi moje quanno la vede.»

La casa silenziosa dona la sua penombra come un utero dona vita e protezione al feto che ospita. Carla si sdraia sul divano esausta. Le emozioni fanno le montagne russe in cambi di umore repentini. Riaffiorano ricordi della sua famiglia, mamma maltrattata da papà e lei, piccolina, che guarda la scena impotente mentre si fa sempre più piccola, come se si volesse nascondere sotto le mattonelle del pavimento. Poi venne quel giorno. Sente ancora nelle orecchie quei rumori. La lama che entra, esce, taglia e lacera. Solo rumori, se ti copri gli occhi non puoi coprire le orecchie. Solo rumori, mentre cerca di scacciare via la realtà che gli sta accadendo davanti. I rumori di mannaia che spezza le ossa, della plastica dei sacchi neri riempiti e trasportati in macchina fino al fiume. 

«Mamma, dov’è papà?»

«Papà se n’è andato, non ci meritava.» 

Si potrebbe pensare che Carla non è padrona della sua vita. Che è una vittima. Ma vi faccio una domanda: quanto tempo passerà prima che una vittima si trasformi in carnefice?

Con tutto lo sconvolgimento della giornata non si era accorta della notifica dello smartphone. Un messaggio in segreteria. La data della notifica risale al giorno precedente. Come avrà fatto a non vederla?

Per ascoltare il messaggio premete il numero 1.

BIP!

«Ciao Carla, sono Giulia. Sono sicura che non mi hai risposto perché stai dormendo. Buon compleanno amica mia. Appena senti il messaggio chiama che ti devo dare il regalo.»

Così presa dalla routine delle giornate si è completamente dimenticata del suo compleanno. Non ha organizzato niente, né una festa, un’uscita al pub con gli amici o soltanto un pezzo di torta a casa con la sua amica Giulia. Le è rimasto solo un po’ di gelato in freezer. Si alza dal divano asciugandosi le lacrime, la voce di Giulia l’ha calmata. È l’unica che riesce a placare tutte le emozioni che lottano dentro di lei. Quando non sapeva come fare chiamava Giulia e PUF! Tutto svaniva di colpo e tornava la persona più felice della terra. Mentre si dirige verso la cucina prende lo smartphone dalla borsa di Giulia poggiata sulla libreria. 318 chiamate perse e 15 messaggi in segreteria. Vicino alla borsa c’è una busta, prende la scatola di scarpe al suo interno, la apre, tira fuori le calzature e se le infila ai piedi. Si ferma per un secondo davanti allo specchio del corridoio. Sorride soddisfatta. Entra in cucina apre il freezer e prende la scatola di gelato di fianco alla testa mozzata di Giulia. Il ghiaccio rosso incornicia i surgelati, Carla guarda il volto cereo vicino ai pisellini primavera. Una mano fredda cade a terra.

«Devo comprare un frigo più grande.»

Si accomoda di nuovo sul divano pronta per una serie TV.

Si guarda i piedi.

Questa è la segreteria telefonica di Giulia Severino, al momento non posso rispondervi, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico. 

BEEEEP! 

«Grazie amica mia. Queste mi faranno fare proprio un figurone con Marco, sono perfette con la gonna di pelle.»

FINE