Torniamo ad ospitare Annachiara Biancardino, direttrice editoriale di Les Flâneurs Edizioni.

Questa volta abbiamo avuto il piacere di intervistarla su un nuovo e interessante progetto editoriale.

Una nuova collana dal titolo “Le Innominate”

A questo LINK i trovate il primo volume

Daje!

Come nasce l’idea de “Le Innominate”? Qual è la tua fonte di ispirazione?

 Non credo di riuscire a rintracciare un’unica fonte di ispirazione, piuttosto suppongo di aver assorbito gli stimoli di un clima in cui sono immersa. Probabilmente, in modo più o meno consapevole, mi hanno ispirata i lavori di grandi saggiste come Monica Farnetti e Daniela Brogi, che analizzano il fenomeno del rinato interesse per le storie delle donne nell’ottica della sorellanza. E poi ho sempre trovato particolarmente acuto l’invito di Virginia Woolf a raccontare “le Oscure” invece di creare la “centocinquantesima biografia di Napoleone”. Penso che i tempi siano maturi non solo per accogliere questo invito, ma anche per trasformarlo in una operazione sistematica. I fatti suggeriscono di sì: quello delle biofiction è attualmente un genere molto amato sia da scrittori e scrittrici sia dal pubblico.

Con la curatela di questa collana ho cercato di differenziarmi da ciò che il mercato già propone attraverso un taglio particolare, molto vicino al mio sguardo, che mi ha permesso di ragionare da lettrice. All’Annachiara lettrice interessa molto conoscere e approfondire non solo storie inedite, ma anche l’altra versione di vicende già note. Le Innominate sono infatti artiste e intellettuali che, nella narrazione che è stata costruita intorno a loro, hanno smarrito il nome proprio e sono state appiattite in una funzione o in uno stereotipo: “l’altra”, “la figlia di”, “la moglie di” ecc. Ad esempio: conosciamo Anna Freud in qualità di figlia di Sigmund Freud, ma molti ignorano che fu anche lei una psicanalista rivoluzionaria e una personalità di grande fascino. Conosciamo Eva Gonzalés come allieva di Eduard Manet, ma di lei sappiamo pochissimo altro, nonostante il largo riconoscimento ottenuto dalla pittrice mentre era ancora in vita.

E di casi analoghi ce ne sono moltissimi.

La sfida è ambiziosa, me ne rendo conto: restituire la dignità di soggetto alle personalità femminili adombrate dalla Storia e dalle storie altrui.

 Quali sono i criteri che hai seguito per selezionare le protagoniste della collana?

 In questa prima fase, come accennavo, mi sono lasciata guidare dai miei gusti da lettrice. Ho valutato le proposte arrivate dagli autori e dalle autrici selezionando quelle che, oltre a rispecchiare lo spirito della collana, si sono rivelate capaci di stimolare la mia curiosità. A tal proposito, confesso che mi rende particolarmente orgogliosa il fatto che l’autore del secondo volume della collana, un romanzo biografico su Eva Gonzalés in uscita in primavera, sia un uomo: questo mi conferma che il tema è di interesse universale.

Quali sono i primi titoli che usciranno nella collana?

 Il primo è un romanzo biografico di taglio epistolare su Anna Freud, dal titolo Berggasse 19. Una donna di nome Anna Freud. Si tratta di una lettera che si immagina indirizzata da Anna alla sua compagna di vita, Dorothy, in cui Anna ripercorre tutte le sue principali tappe esistenziali, da quelle professionali alle più personali. Ecco, forse è questa, fra tutte, la caratteristica che più mi ha colpito del romanzo: la capacità di amalgamare perfettamente il racconto del lavoro a quello della vita, la narrazione della Storia alle questioni private. Spero che ogni romanzo della collana riesca a restituire l’essenza della sua protagonista, e Berggasse 19 ci restituisce una Anna Freud al tempo stesso intera e stratificata: l’insegnante, la psicologa, la figlia, la donna innamorata.

Ne è autrice Lucrezia Lombardo, scrittrice raffinatissima e intellettuale eclettica: oltre che narratrice, Lucrezia è anche poeta, saggista, filosofa, attivista femminista e insegnante. Non avrei potuto sperare in una compagna di viaggio migliore per iniziare questo percorso.

Seguirà, a distanza di qualche mese, la pubblicazione del volume su Eva Gonzalés a cui accennavo sopra, e di cui spero di potervi parlare ancora.

Quali sono le forme narrative prescelte per raccontare queste storie?

 I primi due volumi della collana sono molto simili tra loro per impostazione narrativa: entrambi appartengono al genere del memoir e hanno un taglio epistolare. Ma, per la verità, si tratta di un caso. Intendo ospitare nella collana diversi generi narrativi, dal saggio alla biofiction pura, dal romanzo storico al fumetto, purché siano in linea con lo spirito del progetto. Anzi, mi piace l’idea di una proposta plurale anche in relazione alle forme di scrittura.

 Cosa ti piacerebbe che i lettori imparassero o scoprissero leggendo questi libri?

 Mi piacerebbe che, più che risposte, ne traessero un sacco di domande. Sulla società, sulla Storia, sul mondo della cultura e così via. I libri ben fatti, a mio avviso, sono quelli che ti spingono ad andare sempre più a fondo nella ricerca di verità.

 A chi consigli la lettura di questi libri?

 Potrei rispondere a tutti e sarei sincera. Per non essere troppo banale, ti rispondo che li consiglierei in particolare alle donne giovani e molto giovani, perché, per esperienza personale, specchiarsi nelle antenate può aiutare molto a definirsi. Riconoscere la propria eredità è uno step fondamentale della costruzione identitaria.

 A chi li sconsigli?

 A tutti quelli che sostengono che l’interesse (editoriale e non solo) per il femminile è solo una moda. Non vorrei corressero il rischio di scoprire che certe tendenze affondano le radici in esigenze molto concrete e molto vive.