
Pietro Guarrriello è il fondatore della Dagon Press e curatore della rivista «Studi Lovecraftiani», tra i punti di riferimento per gli appassionati del fantastico e del weird. Autore di numerosi articoli e saggi pubblicati su riviste specializzate italiane e internazionali, ha contribuito alla realizzazione di diversi volumi dedicati all’opera e all’eredità di H.P. Lovecraft.
1) Come si incontrano Pietro e Howard Phillips Lovecraft.
Si incontrano idealmente, al di là del Tempo e dello Spazio, oltre le Nubi di Magellano e i bastioni di Orione, alla terza costellazione a destra di Yuggoth… Più prosaicamente, l’incontro è avvenuto quando io ero nell’età mortale dei miei 13 anni, e Lovecraft in quella dimensionale di 88 anni. Galeotto fu il libro I Mostri all’Angolo della Strada, la mitica edizione Oscar Mondadori a cura della premiata coppia Fruttero e Lucentini, da allora più volte ristampata e che, a riandarvi solo col pensiero “il naufragar m’è dolce in questo mare”… Resta sempre, anche oggi, un buon ricordo di lettura nella mia mente, anche se le traduzioni erano tagliate via e quel libro è stato poi surclassato da edizioni migliori dal punto di vista filologico e di curatela.
2) Quando e dove sei cresciuto? La famiglia, il contesto sociale, gli studi come ti hanno influenzato nel percorso verso il weird?
Sono nato a L’Aquila, ma fin dall’età di 5 anni sono cresciuto in un piccolo paese della costa marittima abruzzese, dove tuttora risiedo, e che non cambierei con nessun’altro posto al mondo (forse solo con Providence, ma va bé…). Famiglia normalissima (mio papà era un poliziotto, mia madre una casalinga), contesto sociale ordinario. Sono cresciuto come tutti i ragazzi di quella generazione (gli anni Settanta) in maniera spensierata e sicuramente più libera e sana di quella di tanti ragazzi di oggi. Praticamente, l’unico svago che ricordi della mia gioventù erano i libri, che mi facevano volare con l’immaginazione. Da adolescente ero una macchina da lettura: leggevo tre libri al giorno. Poi solita trafila, scuola, università, lavoro, routine ecc. Quanto al weird, devo dire che è una passione arrivata non proprio all’inizio. Direi che il mio percorso di lettura è stato piuttosto atipico, forse addirittura involutivo (ma dipende dai punti di vista). La mia curiosità mi portava a leggere in maniera eclettica, ma sono partito dai libri di scienza, di psicologia (Jung, Fromm, Freud), storia antica, i classici greci e latini, letteratura mainstream (i classici russi e francesi dell’Ottocento erano i miei preferiti). Accanto a questi leggevo avidamente anche i romanzi di Urania, le serie per ragazzi (non perdevo un’uscita dei “Tre Investigatori”), i fumetti Marvel, Bonelli (che allora si chiamava Daim Press) e tutto quello che mi passava tra le mani. Insomma, ero un lettore onnivoro. Poi, intorno ai 15 anni, c’è stata la fase del Giallo, con cui mettevo alla prova le mie capacità deduttive… credo di aver letto tutto di Agatha Christie, Ellery Quinn, Conan Doyle, Edgar Wallace, Van Dine, ma più di tutti mi piaceva John Dickson Carr, con le sue trame spettrali e i suoi enigmi della camera chiusa. Poi è venuta la fase della fantascienza (credo di avere in libreria tutto il meglio dei classici) e setacciavo avidamente i cataloghi della Nord e della vecchia Libra Editrice (oggi Elara), pieni di meraviglie ai miei occhi. Al weird direi che sono arrivato dopo… complice sempre Lovecraft. La sua lettura a 13 anni mi aveva appassionato ma non colpito particolarmente; riletto a 18 anni (nella stessa edizione, che tutt’oggi conservo) è stato una vera Rivelazione! Da allora non l’ho più lasciato, ed è sempre il mio principale punto di riferimento, sia narrativo che filosofico. Da lui mi sono aperto (tramite L’Orrore Soprannaturale nella Letteratura) a tutti gli altri scrittori e al genere weird at large, che è ormai il mio “pallino” fisso da oltre 30 anni.
3) Partendo dalla passione, come si sono trasformati HPL e il Weird in un lavoro? Se il Weird è diventato lavoro, hai degli hobby per staccare dal Weird? 🙂
Non l’ho mai considerato un lavoro. Per me è sempre stato, e sempre sarà, una passione, un modo per sfogare un bisogno primario e per staccare da una realtà che, in fondo ma anche in superficie, mi sta stretta…. anche perché il weird è talmente di nicchia, che non può essere un lavoro. Credo che tutti quanti si occupino di weird in Italia, pur professionalmente, lo facciano principalmente per passione e abbiano tutti un altro lavoro o un’altra entrata che gli permetta di tirare avanti. Perché, purtroppo (ma la realtà è questa) il weird, come la poesia, non dant panem. Quindi no, il weird per me non è un lavoro (se non per le ore che vi passo sopra) ma potrei dire una vocazione (più che passione).
4) In che anno nasce Dagon Press? Era già nella sua forma definitiva? Avevi già alcuni contenuti prima della nascita della casa editrice oppure li hai realizzati successivamente? Dov’è la sede? Possiamo venirti a trovare?
La Dagon Press nasce un po’ per gioco un po’ per svago, come marchio fanzinistico, nel 2005, con l’uscita del primo numero di Studi Lovecraftiani. Che allora era una rivistina spillata e amatoriale (e lo rimase fino al n. 7) che realizzavo con il programma per impaginare di Publisher. Non c’era già un’idea precisa, ma seguendo il bisogno e l’impulso di cui dicevo sopra, ho voluto riempire la mancanza lasciata dai Taccuini del Circolo di Lovecraft, che al tempo curavo per Yorick (e che l’editore aveva messo in pausa), con una rivista che fosse totalmente mia e che mi servisse per continuare a “sfogare” la mia passione per Lovecraft. Naturalmente, contenuti e contatti ne avevo, visto che curavo già una rivista a tema lovecraftiano. L’esperienza con Yorick e altre fanzine, anzi, mi era servita per fare esperienza, anche come grafico (autodidatta), impaginatore, articolista, redattore ecc. Ma prima ancora mi ero già dilettato con un’altra fanzine, Cthulhu News, con cui ho mosso i primi passi e che veniva segnalata regolarmente e pubblicizzata tramite il Cosmo Informatore, la rivista/notiziario dell’Editrice Nord che era un punto di riferimento assoluto (anche perché Internet non esisteva) di tutti gli appassionati italiani di fantascienza, fantasy, horror ecc. La sede? Posso solo dirti che è in un posto inaccessibile, al di là del Kadath, e come l’altipiano di Leng si sposta e muta in continuazione. Certo che potete venirmi a trovare, ma a vostro rischio e pericolo. Dovete prepararvi per compiere un viaggio iniziatico che si sa quando inizia, ma non quando finisce. Valutate voi!
5) Quali sono tutte le collane di Dagon press e le loro differenze? Sarà possibile collezionare tutto fin dalle primissime uscite, sarà ristampata ogni cosa? Hai mai valutato il print on demand per ottimizzare le vendite?
Bé, mettermi a fare un elenco di tutte le collane prenderebbe un po’ di tempo, per cui rimando al catalogo presente on-line sul nuovo (ancora poco ricco di contenuti) blog della Dagon Press che ha sostituito il vecchio (con la perdita, purtroppo, di tutti i vecchi post). Il catalogo è qui:
https://bibliotecadagon.blogspot.com/2025/01/catalogo-delle-disponibilita-aggiornato.html
Collezionare tutto tutto, fin dalle primissime uscite, non so. Direi che oggi non è più possibile, in quanto molte cose sono state stampate a tiratura limitata, se non limitatissima, e sono esaurite da tempo. Credo che solo un paio di persone, tra chi segue la DP fin dall’inizio, abbia tutto. Uno è il mitico Bruno Baronchelli, Biblioteca storica vivente del fantastico in Italia. No, tra le vecchie uscite molte cose non saranno più ristampate, anche perché di alcune, dopo tanti anni, non conserviamo più neppure i files. Quanto al print-on-demand, è proprio di questo che ci avvaliamo fin dall’inizio per la stampa, ed è l’unico modo per portare avanti un lavoro editoriale così di nicchia.
6) Come recluti i collaboratori: autori, editor, grafici, illustratori? Comunicate in presenza o da remoto?
Direi che non si può parlare esattamente di reclutamento. Ormai la DP è portata avanti da un gruppo affiatato di amici, accumunati dalla stessa passione, e che si prestano su base per lo più volontaria alla causa del fantastico, anche se sono io a gestire un po’ tutto da curatore. La DP è assolutamente indipendente e non ha nulla a che fare con l’editoria tradizionale. E non potrebbe essere altrimenti, perché i numeri non consentirebbero soluzioni diverse. È unicamente la passione a far muovere tutto il meccanismo. Essendo sparsi un po’ in tutta Italia, si comunica naturalmente da remoto, anche se in qualche occasione (ad es. Marginalia, o la recente fiera del fantastico di Roma, Obliovion) ci si può ritrovare anche di persona.
7) Ti si immagina come una sorta di Indiana Jones a caccia di manoscritti perduti: dove trovi testi spariti da decenni? Esiste un caso più eclatante o che ti abbia donato maggiori soddisfazioni degli altri?
Per quanto riguarda il reperimento di testi rari, perduti o introvabili, per la caccia non devo andare molto lontano… mi basta addentrarmi nelle labirintiche librerie di casa per scovare la qualunque di qualunque autore del weird classico (quello che va dalla fine dell’Ottocento agli anni ‘50 del Novecento), dai nomi noti a quelli più sconosciuti. Dopo una vita passata a collezionarli (in edizioni italiane, inglesi, americane, francesi, spagnole ecc.) ormai ho tutto o quasi tutto, e mi basta spulciare. E laddove non sovviene la mia Libreria di Babele (perché c’è sempre il Caos!) oggi basta saper sfruttare la rete e sapere dove cercare. E comunque, devo dire che il vero Indiana Jones della DP è il mio collaboratore e sodale Bernardo Cicchetti (che cura la bella collana “I Magri Notturni” e non solo) che spesso mi sorprende presentandomi dei testi assolutamente eccelsi, tanto validi quanto dimenticati e sconosciuti anche ai più esperti. Un esempio sono i due titoli fantastici di Walter Owen che abbiamo pubblicato di recente (“La Croce di Carl” e “Il Mantra del Fuoco”) che sono dei gioielli, davvero un unicum nella storia della letteratura di genere.
8) Ti disturba la Lovecraft-bulimia editoriale degli ultimi anni? Cosa c’è nel futuro di Dagon Press da qui a un anno? Il popolo (perlomeno quello Bokononista) chiede anche gadget!
Se c’è Lovecraft di mezzo, non mi disturba nulla. Certo, mi rammarica constatare la scarsità, il pressapochismo e la manchevolezza nella cura editoriale di tante edizioni, anche in quelle di editori blasonati, ma se il trend di Lovecraft è in salita, non me ne lamento affatto. Il futuro della Dagon Press, anche da qui a un anno, lo vedo remoto. Non so neppure se ci sarà ancora l’umanità da qui ad un anno!
I gadget arriveranno, tenete d’occhio le fiere in cui ci saremo…
9) Cosa piace di più al pubblico weird di oggi? È lo stesso di dieci anni fa?
Non lo so cosa piace di più al pubblico weird di oggi, i gusti e le tendenze sono cambiati, il genere evolve. Però so quello che piace a me, e io quello pubblico. Comunque sì, rispetto a dieci anni fa il pubblico è sempre lo stesso… nel senso che sono rimasti i soliti quattro gatti di allora!
10) Parlando di weird i tre racconti o libri che ti hanno segnato.
Solo tre? A questa domanda passo, o correrei il rischio di scontentare qualcuno (post-mortem) e in primis me stesso. Anche perché sono centinaia i racconti e i libri che mi hanno segnato…
11) Secondo te, al nostro amatissimo solitario di Providence, il pizzetto dona? :-))
Bé, questa la capiranno in pochi… però occhio a fare i blasfemi col Sognatore, che il Grande Cthulhu non è solo lì a dormire in eterno, ma vede e provvede! 🙂