The Gentleman’s hotel

Soggetto: Joe R Lansdale
Sceneggiatura: Luca Crovi
Disegni: Daniele Serra

Editore: Sergio Bonelli Editore

Data di Pubblicazione: settembre 2022

ISBN: 9788869617164

Pagine: 112

Formato: cartonato colore 

Lansdale, Lansdale, Lansdale.

Un nome che ci perseguitava da anni ma che per quel timore stupido di perdere tempo abbiamo lasciato scivolare privilegiando sempre la comfort zone dei classici. Ebbene ci facciamo guidare dai sensi di colpa letterari. 

Poi, una mattina in libreria, il satanico Skinner ti dice: “Ma Lansdale?” “Cos’hai sul piatto?”. “Un fumettino western Bonelli…”.

Venendo, da “La casa dei sette abbaini” e “L’uomo invisibile” una seduta di defaticamento abbiamo ritenuto di meritarcela ed eccoci qua a chiacchierare di “The Gentleman’s hotel”.

Sul fumetto nulla da dire, ben confezionato, onesto e pulito come Bonelli ci ha abituati nel tempo. Gli accenti nascono sicuramente dall’autore, qui si diverte a giocare con il western e l’horror.

Lansdale mette nei casini il suo Jebediah Mercer, un ideale fratello maggiore di Constantine e Jesse Custer, anche se la sua matrice originaria non è il fumetto ma la narrativa questa versione fumettata del personaggio gira benissimo.

Jebediah oltre ad avere un nome scrocchiarello è anche un marcantonio molto  schematico e risoluto.

Lansdale nell’intervista di coda del volume dichiara il protagonista come personaggio ispiratogli dal Solomon Kane di Howard, quindi a posto cosí, convinti subito, anche a libro chiuso.

E poi c’è lui, il mago, Daniele Serra. Il tratto è quella roba che ti riporta alla mente tremila stili di disegnatori diversi ma in realtà non ne inquadra nessuno perché lui è forte e originale e compiuto. Il suo disegno descrive senza raccontare ma poi vedi le sue tavole colorate e impazzisci per il carisma delle atmosfere.

Serra veste la storia con talento e rispetto come Armani ha vestito Sean Connery ne “Gli intoccabili”.

Poco altro da dire, bravissimo anche Luca Crovi alla sceneggiatura che ha dato chiarezza e pulizia al tutto. Il poliedrico autore si conferma validissimo costruttore di ponti fra la quarta e la nona arte.  Un bel “Daje” se lo merita tutto. 

Skinner, hai l’ennesima birra pagata.

  • Perché leggerlo: intrattiene e diverte. Originale il setting, si intuisce che ci sia parecchio da pescare dagli autori sia per storie che per disegni.
  • Perché non leggerlo: finisce subito e se cerchi il western realistico ti fai male.